Se il comunicato stampa manda in tilt la proroga

Venerdì scorso, dopo un’attesa lunga quanto insensata, è finalmente arrivata la firma sul DPCM che, come ormai ogni anno, dispone la proroga dei versamenti dei saldi e primi acconti IRPEF, IRES e IRAP (si veda “Proroga per i versamenti di UNICO 2012” del 9 giugno 2012).
La proroga, quest’anno, sposta i termini di versamento dal 18 giugno al 9 luglio, con possibilità di versare entro il 20 agosto applicando la maggiorazione dello 0,40%.
Il testo del DPCM è estremamente chiaro nell’individuare tre tipologie di soggetti beneficiari della proroga:
- le persone fisiche (tutte, senza distinguo);
- i soggetti diversi dalle persone fisiche (società ed enti vari) per i quali trovano applicazione gli studi di settore;
- tutti coloro che partecipano a società o enti fiscalmente trasparenti per i quali trovano applicazione gli studi di settore, sia quelli trasparenti “per natura” ex art. 5 del TUIR (società di persone, associazioni e assimilati), sia quelli trasparenti “per opzione” ex art. 115 e 116 del TUIR (società di capitali).
Tutto bene, dunque, all’insegna del più classico “meglio tardi che mai”?
Assolutamente no, sarebbe stato troppo facile.
Nel pomeriggio di venerdì 8 giugno, sul sito internet del MEF viene pubblicato, oltre al testo firmato del DPCM, pure un comunicato stampa ufficiale del Ministero (n. 77 del 2012) così titolato: “Per i contribuenti soggetti agli studi di settore differite le scadenze di versamento previste dalle dichiarazioni fiscali”. Letto così, il comunicato sembrerebbe escludere quella proroga per le persone fisiche non soggette agli studi di settore che, sulla base del testo del DPCM, parrebbe invece concessa in modo incontrovertibile.
Un titolo non fa primavera: meglio leggere il testo integrale del comunicato.
Anche qui, però, poca soddisfazione, perché il testo del comunicato del Ministero recita che la proroga riguarda “le persone fisiche ed i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore”.
Non resta quindi che soffermarsi in interpretazioni filologiche sulla valenza di quella congiunzione:
- le persone fisiche e i soggetti che – entrambi – esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore (come sembrerebbe suggerire il titolo del comunicato stesso)?
- oppure le persone fisiche – tutte – e i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore (come sembrerebbe suggerire il testo del DPCM)?
Un dubbio che naturalmente persiste solo fino a quando si tira un bel respiro, si esce dall’isteria da adempimento, si recupera la ragione, si brucia il comunicato stampa proferendo maledizioni irripetibili e, finalmente, ci si torna a concentrare sul testo del DPCM.
Tecnicismi, imperizia e trascuratezza
Si dice spesso che il sistema fiscale italiano raggiunge vette di complessità completamente prive di senso, perché, al tecnicismo intrinseco di una materia che semplicissima non potrà mai essere, si aggiunge l’imperizia nello scrivere le norme e la trascuratezza nell’interpretarle.
Ebbene, quello che ci è stato regalato, su un tema elementare come la proroga di alcune scadenze, è un caso da manuale, meritevole di citazione ogni qual volta si vorrà cercare di spiegare la differenza che passa tra “presto e bene” e “tardi e male”.
Sono molti coloro che scrivono, tra l’irato, lo sconsolato e l’ironico, che siamo in mano a dei tecnici che non sono nemmeno capaci di fare una proroga per tempo e senza fare gratuitamente confusione.
In verità, qui, le colpe vanno equamente divise, perché il ritardo potrà essere forse imputabile ai tecnici, ma la confusione è senza dubbio imputabile ai giornalisti che hanno stilato il comunicato.
Una cosa però è certa: se alla già non sempre immediata rispondenza tra testo delle norme e testo delle interpretazioni contenute in alcune circolari, aggiungiamo pure l’up grade della triangolazione con il testo di comunicati stampa sibillini a esser gentili, il delirio è garantito.
Se un qualsiasi libero professionista complicasse la vita ai propri clienti, creando dubbi e incertezze persino quando basterebbe tacere perché non vi fossero, quel libero professionista si ritroverebbe assai presto con uno studio deserto e nessun lavoro.
Un po’ di equità non guasterebbe.
Fonte: Eutekne autore Enrico Zanetti

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