Articolo sole 24 ore -- Ace, rettifica al patrimonio netto

L'Ires va calcolata due volte, la prima come se l'agevolazione non esistesse 
L'INDICAZIONE 
L'obiettivo della simulazione è evitare un beneficio superiore a quello consentito con la conseguenza di pesanti sanzioni 
Quando la base di calcolo per l'applicazione dell'agevolazione Ace (aiuto per la crescita economica) è di un importo che si avvicina all'ammontare del patrimonio netto determinato prima del calcolo delle imposte di esercizio, occorre effettuare una complessa simulazione, al fine di evitare di sfruttare un beneficio superiore a quello consentito, incorrendo, conseguentemente, nelle relative sanzioni. È quanto emerge dalla normativa e dall'esame dei modelli dichiarativi, che, sotto questo aspetto, sono più chiari di quelli dello scorso anno. Diversamente dalla norma istitutiva (articolo 1 del Dl 201/2011), che nulla afferma in merito, il decreto attuativo del 14 marzo 2012 ha chiarito, all'articolo 11, che il cosiddetto "nuovo capitale proprio", su cui va applicato il rendimento nozionale provvisorio del 3% per determinare la quota di reddito imponibile detassato, non può, in ogni caso, essere superiore all'ammontare del patrimonio netto iscritto in bilancio (come avveniva nella Dit). Fino al provvedimento correttivo del 18 maggio 2012, le istruzioni al modello Unico 2012 riportavano che questa grandezza doveva essere assunta "con esclusione dell'utile dell'esercizio stesso", risolvendo così, alla radice, il problema. Tuttavia esse erano in contrasto con la relazione al decreto del 14 marzo, dove si afferma che il patrimonio netto deve includere l'utile di periodo. L'ultima versione delle istruzioni del 2012 (e quelle di Unico 2013) riportano questa soluzione, che però complica le cose. Infatti, come evidenziato dal lettore, l'utile di periodo è influenzato dalle imposte, le quali non sono note fino a quando non è definito l'Ace.
Nelle istruzioni ora si legge che «si ritiene che, per esigenze di semplificazione, il contribuente debba includere nel patrimonio netto l'utile o la perdita dell'esercizio determinati ipotizzando un carico fiscale teorico che non tenga conto dell'effetto dell'agevolazione Ace». Il risultato, che ha ben poco della semplificazione, è che le società che si trovano in questa situazione devono operare una vera e propria simulazione (da conservare per le eventuali future verifiche) in cui si determina il carico fiscale complessivo formato dall'Irap e dall'Ires, con quest'ultima imposta calcolata come se l'Ace non esistesse.
Trovato l'utile "provvisorio" così determinato, si ha l'ammontare corretto del patrimonio netto da utilizzare per il confronto con l'incremento netto rilevante di capitale proprio, e solo l'importo minore tra queste due grandezze verrà moltiplicato per il rendimento nozionale del 3%. Ottenuto l'importo corretto dell'agevolazione Ace, si potrà quantificare l'Ires definitiva, e giungere quindi a determinare il risultato finale di esercizio ed il corrispondente patrimonio netto.
Ipotizzando in 100.000 la base Ace ed in 100.000 il patrimonio netto di fine periodo comprendente l'utile prima del calcolo delle imposte, occorre quindi determinare quanto dell'utile verrà ridotto per effetto dell'Irap e dell'Ires, "fingendo" che per quest'ultimo tributo non sussista alcuna agevolazione Ace. Se il carico "virtuale" di imposte così calcolato è pari a 10.000, la base Ace sarà 90.000 (e non 100.000), e la quota di reddito detassato sarà pari a 2.700 (3% di 90.000). Il risparmio fiscale dovuto all'Ace (743, ossia il 27,5% di 2.700) diminuirà l'Ires di periodo, dando origine ad un utile e, conseguentemente, ad un patrimonio netto maggiori di quelli virtualmente calcolati in precedenza.
Fonte: il sole 24 ore 21/3/2013 autore Giorgio Gavelli

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