Come si possono vincere gli studi di settore?

Prosegue l’analisi dei profili di più delicata frizione tra accertamenti tributari non adeguatamente ponderati e crisi economica, con la prima parte delle riflessioni dedicate agli studi di settore. In materia, gli aspetti più interessanti corrispondono all’interrogativo su come possono vincersi gli studi.
Il contribuente ha molte frecce nel suo arco.
Per vero, posto che il risultato degli studi è l'ammontare dei ricavi o compensi, di imprenditori o professionisti, e lo strumento per giungere a tale risultato è una illazione fondata sulla interrelazione statistica tra la produzione e, in senso lato, fattori produttivi (dipendenti, energia, etc.), si può dire che sono buoni argomenti per il contribuente tutti quelli che servono a sostenere che il ragionamento dello studio:
 a) è poco plausibile in sé;
b) è poco plausibile nella situazione particolare del contribuente.
 La prima difesa è indubbiamente più complessa, posto che gli studi costituiscono il frutto di una articolata elaborazione di dati, condotta con l'uso di un campione particolarmente ampio, nel tempo e nello spazio.
 La generalità e astrattezza dello studio è sì un fattore di debolezza rispetto al singolo contribuente, ma lo rende indubbiamente un meccanismo dotato, per complessità e dimensione, di una certa forza in quanto tale. È interessante notare che non risultano diffusi e agevolmente accessibili alle difese dei contribuenti tutti i dati e, soprattutto, tutti gli algoritmi che sono stati utilizzati e, nel tempo, si sono stratificati per la - e nella - elaborazione statistica. Tale opacità del metodo di calcolo può effettivamente costituire un elemento di debolezza della procedura.
 Se, in effetti, si tratta di verificare la plausibilità del risultato di un calcolo, non c'è solo il profilo della verosimiglianza del risultato finale (è ragionevole ritenere che il contribuente Tizio dalla attività di – per esempio – calzolaio guadagni x?), ma anche quello della verifica del metodo utilizzato per determinare il risultato medesimo.
 Non è, quindi, escluso che tale mancanza di trasparenza possa essere fatta valere dalle difese dei contribuenti, sotto il profilo sia della difficoltà in cui essa pone il diritto di difesa, sia della difficoltà per il giudice di controllare l'operato della Pubblica Amministrazione.
 Una ricerca statistica
 Si può, ad esempio, prendere a falsariga di una difesa impostata a questo livello, la ricerca condotta dalla dottoressa Alessandra Durio, ricercatrice di statistica metodologica dell’Università degli Studi di Torino, che ha sottoposto ad analisi secondo i canoni della statistica metologica l'elaborazione degli studi di settore applicabili al settore dei bar.
Sotto il profilo della elaborazione dei dati statistici, sono stati individuati alcuni fattori di potenziale debolezza degli studi. Essi possono costituire un esempio di come potrebbe essere verificata la plausibilità degli studi anche rispetto alle altre categorie interessate, acquisendo i dati relativi alla relativa elaborazione.
 I punti critici rilevati:
a) i dati sono stati elaborati attraverso una sola metodologia statistica, quando la scienza ed esperienza richiederebbe la costruzione di modelli e la verifica dei risultati attraverso almeno due tecniche alternative;
b) i dati elaborati sono quelli risultanti dalle risposte dei contribuenti;
c) i dati elaborati sono fondati su un campione ristretto: per determinare i ricavi normali è stato utilizzato solo il 30% dei questionari restituiti (il 23% di quelli inviati) con la motivazione che il restante corrispondeva a esercizi in condizione di “anormalità economica”. Ne conseguiva che il 59% del totale dei bar (il 70% di quelli cui erano pervenute le risposte) sarebbe risultato in condizione economiche anomale, circostanza a tutta prima non del tutto plausibile (e forse meglio giustificabile con una ritenuta non attendibilità del dato, peraltro statisticamente difficile da provare);
d) non risultano acquisiti o comunque elaborati i dati, anche geografici, sui questionari non restituiti, elaborazione che avrebbe fornito elementi utili alla verifica di plausibilità del risultato. I dati non risultano collegati al territorio;
e) la determinazione dei gruppi di riferimento (cluster) dei bar pare statisticamente ambigua: per essere significativa occorre che il contribuente sia attribuito a cluster rispetto al quale abbia una probabilità di appartenenza significativamente più elevata degli altri e tale condizione non pare sempre evidentemente rispettata;
f) nel concreto: tra i dati utilizzati per l'elaborazione degli indici di reddito non ne sono stati valorizzati di significativi (nel caso pilota dei bar: non risulta che l'elaborazione tenga conto del consumo di acqua, bene strumentale fondamentale vista la tipologia di attività).
 Fonte: Il quotidiano di Ipsoa 2013 autore Alberto Marcheselli

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