Studi di settore senza obblighi

Un lettore ritiene un'anomalia il fatto che i risultati degli studi di settore, mediante l'applicazione Gerico, siano in alcuni casi sorprendenti. In verità, può anche capitare che i risultati possano sorprendere, ma resta fermo che la procedura di accertamento tributario "standardizzato", mediante l'applicazione dei parametri o degli studi di settore, costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è ex lege determinata dallo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli standard in sé considerati. 
Per la Cassazione è infatti pacifico che nessuna significatività può derivare automaticamente dalle risultanze matematico-statistiche, definiti «meri strumenti di ricostruzione per elaborazione statistica della normale redditività». Gli uffici, peraltro, non possono basare l'accertamento solo sull'automatismo dello studio di settore. In ogni caso, per quanto riguarda gli accertamenti emessi dagli uffici dell'agenzia delle Entrate, nessuno strumento induttivo, parametri, redditometro o studi di settore, può obbligare il contribuente a dichiarare più di quanto effettivamente incassa, anche per la ragione che non si può superare il diritto del cittadino, costituzionalmente protetto, a pagare il giusto tributo fiscale, costringendolo invece a pagarne uno diverso, maggiore o minore. 
Il contribuente può sempre difendersi dalle presunzioni, fornendo la prova contraria, motivando e documentando idoneamente le ragioni per le quali la dichiarazione di ricavi o compensi di ammontare inferiore a quello presunto in base ai parametri può ritenersi giustificata, in relazione alle concrete modalità di svolgimento dell'attività. Per il procedimento di controllo, è rilevante la fase di contraddittorio con il contribuente, che consente agli uffici di conoscere e considerare le specifiche caratteristiche dell'attività esercitata e di adeguare il risultato dell'applicazione degli studi alla particolare situazione dell'impresa o della professione esercitata. Gli uffici devono perciò valutare con molta attenzione i fatti e le circostanze rappresentati dal contribuente, al fine di pervenire alla definizione dell'accertamento in sede amministrativa. 
Gli uffici sanno bene che, in sede di contraddittorio, il contribuente può anche dimostrare l'inapplicabilità dei parametri o degli studi di settore. Se le sue osservazioni saranno convincenti, l'ufficio dovrà archiviare gli atti di accertamento. Le circolari emesse dall'Agenzia in materia di controlli da parametri o da studi di settore, avvertono infatti che l'ufficio deve procedere all'archiviazione delle posizioni, dandone circostanziata motivazione in atti, ove dallo svolgimento del contraddittorio con il contribuente emerga l'insussistenza delle condizioni per procedere all'accertamento sulla base dei parametri o degli studi settore. 
Fonte: Il sole 24 ore autori Salvina Morina Tonino Morina

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