Finanziamenti, rischio maxi-invio

Necessario tener conto delle restituzioni nel periodo monitorato
Rimborsi infrannuali e rinunce ai crediti complicano la comunicazione dei finanziamenti soci.
Nel modello da presentare entro il prossimo 12 dicembre vanno riportati tutti i finanziamenti e le capitalizzazioni effettuate nel corso del 2012, ma una applicazione letterale delle istruzioni rischia di moltiplicare gli importi comunicati al fisco con effetti fuorvianti sulla attività di accertamento.
La comunicazione dei finanziamenti soci introdotta con il Provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate del 2 agosto 2013 non ha una fonte normativa diretta, in quanto è figlia dei controlli sui beni di impresa utilizzati dai soci (articolo 2, comma 36-septiesdecies, Dl 138/11).
Il legislatore, nel disciplinare quest'ultimo adempimento, ha previsto che l'Amministrazione finanziaria debba inoltre tenere conto, ai fini degli accertamenti sintetici, di qualsiasi forma di finanziamento o capitalizzazione effettuata nei confronti della società. Da qui derivano le difficoltà che si incontrano nel risolvere in modo affidabile, in assenza di complete istruzioni da parte delle Entrate, i molti interrogativi posti a più riprese dagli operatori alle prese con questo adempimento.
L'unico supporto normativo per sciogliere i dubbi sui finanziamenti da comunicare è, come detto, il generico riferimento alla finalità di verifica della capacità contributiva del contribuente, ma si tratta di un elemento insufficiente essendo nella discrezionalità dell'agenzia delle Entrate stabilire i dati che ritiene utile richiedere al riguardo (ferma restando l'esclusione di quelli già in possesso dell'anagrafe tributaria). Il richiamo alla finalità della comunicazione potrebbe però, da sola, consentire di risolvere alcuni dei problemi più diffusi. 
Un primo caso riguarda i finanziamenti erogati e rimborsati (in tutto o in parte) all'interno dello stesso anno. La lettura delle istruzioni ai modelli farebbe propendere per una comunicazione delle sole somme versate (al lordo, cioè, dei rimborsi), ma questa impostazione finisce in molti casi per generare informazioni non del tutto attendibili, che finiscono per ostacolare (anziché supportare) l'accertamento sintetico. Si pensi ad esempio ai prestiti effettuati alle società cooperative dai soci-lavoratori, i quali spesso fanno accreditare le retribuzioni sul proprio prestito sociale per poi prelevarle durante il mese in base alle necessità. Comunicare solo i versamenti (che vengono visti dal fisco come investimenti finanziari, indice di ricchezza), senza ridurli dei prelievi, darebbe evidenza di una capacità patrimoniale del tutto squilibrata rispetto alla realtà delle cose e deve, dunque, concludersi nel senso di una indicazione al netto.
Un altro problema interpretativo, che si potrebbe risolvere semplicemente con rinvio alle motivazioni dell'adempimento, riguarda le cosiddette capitalizzazioni. Il termine dovrebbe ricomprendere tutti gli apporti effettuati dai soci senza obbligo di restituzione per la società ricevente e dunque, ad esempio, i versamenti a fondo perduto, quelli in conto capitale, a copertura perdite e simili.
Ciò che rileva – viste le motivazioni della comunicazione – è l'esistenza, nell'anno di riferimento, di una effettiva erogazione di somme, a prescindere dalla esatta causale utilizzata (che spesso, nella realtà delle piccole società, è invero assai confusa). Non dovrebbero, dunque, essere comunicate le "capitalizzazioni" derivanti non già da un contestuale versamento, ma dalla rinuncia a finanziamenti eseguiti in precedenza (e quindi già comunicati qualora effettuati in anni dal 2012 in avanti). La rinuncia a finanziamenti, infatti, non è un indicatore di un nuovo investimento del socio, pur se genera una ricapitalizzazione della società al pari di un versamento in conto capitale, e non deve dunque formare oggetto di informazione al fisco se si intendono rispettare le finalità della disposizione. 
Fonte: Il sole 24 ore autore Luca Gaiani

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