Antiriciclaggio: organizzazione interna fondamentale

Tra i vari aspetti sui quali gli studi professionali si stanno focalizzando in tema di antiriciclaggio, a seguito degli annunciati controlli della GDF, ve n’è uno che, seppur fondamentale, viene tralasciato: la struttura organizzativa dello studio. 
Al fine di sottolineare tale aspetto, si vuole ricordare che uno dei primi controlli effettuati dall’unità operativa della GDF nelle fasi iniziali dell’ispezione si concretizza proprio nell’acquisire la completa cognizione della struttura organizzativa dello studio del professionista, individuando i compiti, i ruoli e le responsabilità affidate dal professionista ai dipendenti e collaboratori di studio. 
Più precisamente, sarà necessario individuare chi è materialmente il soggetto incaricato all’assolvimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela, nonché agli obblighi di registrazione, conservazione e di segnalazione delle operazioni sospette. 
Il “Modulo operativo” di cui all’Allegato 6 della Circolare della Guardia di Finanza n. 83607/2012, espressamente dedicato ai professionisti, indica tra i principali compiti dei verificatori quello di verificare il sistema delle deleghe interne, nonché l’esistenza di eventuali direttive impartite dal professionista ai dipendenti e ai collaboratori che risultano essere destinatari di specifici incarichi con riferimento all’assolvimento degli obblighi antiriciclaggio. 
Sarà pertanto necessario garantire l’esistenza di un’apposita normativa e manualistica interna, e il professionista dovrà provvedere a assicurare misure di formazione del personale dipendente incaricato. 
Un ruolo centrale è poi attribuito ai sistemi di controllo interni, necessari in ogni studio, al fine di verificare il corretto adempimento degli obblighi antiriciclaggio. 
La segnalazione delle operazioni sospette
È tuttavia con riferimento alla segnalazione delle operazioni sospette che l’organizzazione del personale assume un ruolo fondamentale. 
I controlli della GDF saranno infatti volti ad individuare il responsabile cui compete la segnalazione, analizzando le procedure interne di regolamentazione dell’iter valutativo che conduce alla segnalazione stessa, il quale deve garantire omogeneità e razionalità. 
Nello studio professionale è quindi necessario: 
- elaborare linee guida o griglie d’indicatori di anomalia utili per la costruzione del “profilo di rischio” del cliente, utilizzati in aggiunta e comunque conformi agli indicatori di anomalia emanati dalle Autorità competenti; 
- garantire la frequenza di specifici corsi di formazione per coloro che sono stati incaricati a questo difficile compito. 
Tuttavia, è da ribadire come l’organizzazione interna rilevi anche qualora venga riscontrata la mancata segnalazione di un’operazione sospetta. In tal caso sono infatti due le fattispecie riscontrabili: 
- il dipendente/collaboratore non ha segnalato l’operazione al titolare: vengono in tal caso verificate le procedure interne. Sarà necessario quindi ricostruire l’iter logico che sottostà alla decisione di inoltrare la segnalazione, al fine di comprendere perché l’operatore ha archiviato l’operazione; 
- il titolare dell’attività non ha trasmesso la segnalazione pur essendo a conoscenza del rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo: in tal caso vengono verificati i profili di omissione colpevole da parte del professionista, attraverso l’analisi della fondatezza degli elementi individuati dal collaboratore/dipendente.
Autore: Redazione Fiscal Focus

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