La rivalutazione si paga in unica rata

Imposte sulla rivalutazione da pagare in unica soluzione. Il decreto legge Renzi prevede, all'articolo 4, una modifica ai termini di versamento delle imposte sostitutive sui maggiori valori dei beni aziendali previste dalla legge di stabilità 2014.
In luogo della diluizione in tre rate annuali senza interessi, il tributo dovrà essere versato interamente entro il 16 giugno 2014. Cambiano dunque, a cose fatte, i calcoli di convenienza del provvedimento e alcune società potrebbero rivedere le scelte effettuate nella redazione del bilancio 2013.
La rivalutazione dei beni di impresa prevista dalla legge 147/2013 non ha attratto in modo particolare i contribuenti. 
In periodi di crisi e di risultati reddituali negativi, il beneficio che si può trarre dai provvedimenti rivalutativi è prevalentemente civilistico: far emergere maggiori valori patrimoniali da utilizzare per migliorare il rating bancario e per coprire perdite senza ricorso al capitale dei soci. Questa rivalutazione, secondo l'interpretazione dell'agenzia delle Entrate (risposta a Telefisco 2014), che prende le mosse dalla relazione tecnica alla legge di stabilità, può essere applicata solo versando l'imposta sostitutiva, il cui ammontare, rispetto a norme precedenti, è estremamente elevato. Mitigava in parte il costo della rivalutazione il fatto di poter versare il tributo in tre rate annuali, senza applicazione di interessi, modalità estremamente opportuna in un momento di crisi finanziaria e di scarso credito. 
Il decreto Irpef elimina il versamento rateale, obbligando chi si è avvalso della rivalutazione a pagare le imposte (sia quella del 16% e del 12% sui maggiori valori dei beni ammortizzabili e non, sia quella del 10% per affrancare la riserva in sospensione di imposta) entro il termine per il versamento a saldo dell'Ires 2013. 
Questo anticipo nei tempi di incasso per l'Erario rischia però di procurare impatti negativi sul gettito complessivo. Trattandosi di una rivalutazione facoltativa che, ad oggi, non è del tutto perfezionata (molte società devono ancora sottoporre ai soci i bilanci per la definitiva approvazione), è possibile che talune imprese (in particolare quelle che non hanno sufficienti risorse finanziarie per pagare tutto il tributo entro giugno) ritornino sui propri passi e rivedano i progetti di bilancio.
Chi riterrà di confermare la scelta per la rivalutazione nonostante l'anticipato pagamento, si troverà comunque ad aver esposto in modo non corretto il debito per l'imposta nel bilancio già chiuso, evidenziando una parte dell'importo con scadenza oltre 12 mesi (due terzi). È comunque da ritenere che questa imprecisione, derivante da un fatto accaduto dopo il Cda che ha redatto il bilancio, non sia tale da richiedere una modifica o una nuova approvazione del rendiconto.
Fonte: Il sole 24 ore autore Luca Gaiani

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