Antiriciclaggio, poche le segnalazioni dei professionisti

Le comunicazioni sono in crescita ma solo il 4% proviene dal comparto professionale. Dai commercialisti, meno di cento SOS nel 2013
Sono ancora pochissimi i professionisti che, nonostante gli obblighi imposti dal DLgs. 231/2007, segnalano alle autorità competenti le operazioni sospette ai fini dell’antiriciclaggio. È questo uno dei dati principali contenuto nel Rapporto sull’attività svolta nel 2013 dall’Unità di Informazione Finanziaria e presentato ieri dalla Banca d’Italia. Stando, infatti, al resoconto della UIF, delle oltre 65 mila segnalazioni arrivate lo scorso anno, solo 1.985 (poco più del 4% del totale) sono state trasmesse da professionisti. Di queste, 1.824 provengono dai notai e solo 98 (otto in più rispetto al 2012) arrivano da commercialisti, esperti contabili o consulenti del lavoro. Seguono studi associati e società interprofessionali (21 SOS), avvocati (14) e società di revisione (10).
La scarsa collaborazione delle categorie professionali, fa però sapere la UIF, non è una criticità solo italiana, ma è comune ad altri Paesi europei, che registrano, in alcuni casi, numeri di segnalazioni trasmesse anche inferiori a quelli dell’Italia. “Essa – si legge nel rapporto – va contrastata, oltre che con l’intensificazione dei controlli, favorendo un approccio che anteponga la sostanza alla forma nell’applicazione delle previsioni normative”.
Esiguo anche il numero di segnalazioni trasmesse da Pubblica Amministrazione, società di intermediazione finanziaria (Sim) e di gestione del risparmio (Sgr), mentre si attesta a buoni livelli la collaborazione di banche e Poste, da cui sono arrivate quasi l’85% delle segnalazioni totali. Ad ogni modo, nonostante la non omogeneità della collaborazione dei soggetti obbligati, il trend rimane decisamente positivo. “Le segnalazioni ricevute dalla UIF – continua il rapporto – sono passate dalle 12 mila del 2007 alle 65 mila del 2012 e 2013”, mentre nel primo semestre del 2014 è stata già superata quota 38 mila, “con un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
Allo stesso modo, sono aumentati anche gli importi complessivamente segnalati, arrivati, lo scorso anno, ad un totale di oltre 84 miliardi, mentre diminuiscono i tempi medi di rilevazione e inoltro delle segnalazioni: “Nel 2013, il 44% delle comunicazioni è stato effettuato entro un mese dal compimento delle operazioni sospette”, quasi il 65% nei primi due mesi. Oltre l’80% delle segnalazioni riguarda importi inferiori ai 50mila euro (40%) o compresi tra i 50mila e i 500mila euro (42%)”.
Nel 2013, la UIF si è soffermata anche sulle modalità operative che possono essere indicative di riciclaggio, al fine di valutarne la diffusione territoriale e classificare le aree geografiche di rischio. Tra queste, l’uso del contante, che rimane “notevolmente superiore alla media dell’Unione” e si concentra, con alcune eccezioni, nelle “regioni del Sud a più elevata infiltrazione criminale”. Ma dei punti di attenzione sono stati individuati anche nelle Regioni del Centro e del Nord Ovest, soprattutto nelle Province di confine con Paesi considerati a fiscalità privilegiata. Anomali anche i flussi finanziari verso i Paesi off shore, che attraggono, secondo la UIF, volumi di denaro del “30% più elevati rispetto a quanto giustificato dai fondamentali economici e socio-demografici”.
La Regione da cui è pervenuto il maggior numero di segnalazioni è la Lombardia (17,9%), seguita da Lazio (14,2%) e Campania (11,1%), ma cresce il peso di altre Regioni, come Basilicata, Calabria, Molise, Puglia e Friuli.
Insomma, pur con sostanziali aspetti positivi, per l’intelligence finanziaria, permangono diffuse criticità che possono essere superate soprattutto attraverso nuovi provvedimenti normativi. A cominciare dalla prossima emanazione della quarta direttiva antiriciclaggio, che – in base a quanto si legge nella presentazione del Rapporto – dovrebbe segnare l’inclusione esplicita dei reati fiscali nel campo degli illeciti presupposto del riciclaggio, passando per l’approvazione, da parte del legislatore interno, di un testo di legge che possa introdurre il reato di autoriciclaggio, tuttora non contemplato dal codice penale.
Quanto alla promozione della collaborazione da parte di quei soggetti che, ad oggi, sembrano ancora restii a fornirne, chiare le linee guida della UIF, che chiede di intervenire sugli obblighi e sulle sanzioni ad essi collegate: “La razionalizzazione degli obblighi di collaborazione – conclude il rapporto – da collegare maggiormente all’effettività del rischio, e la revisione dell’apparato sanzionatorio possono costituire un incentivo all’avvio di una più ampia e convinta partecipazione di tutti i soggetti obbligati”.
Fonte: Eutekne autore Savino GALLO

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