Autoriciclaggio «esteso» alle società

Senza collaborazione volontaria rischio di sanzioni penali e da decreto «231»
Il tormentato iter della legge sul rientro dei capitali ha chiuso ieri il suo primo capitolo – il rilascio del testo completo da parte della Commissione finanze – con un colpo di coda di notevole impatto. All'articolato che oggi approda alla Camera per il voto dell'assemblea – previsto per martedì prossimo – ieri pomeriggio è stata aggiunta la responsabilità penale delle aziende i cui amministratori abbiano costituito fondi neri all'estero. 
La norma, che appare destinata a sollevare più di qualche barricata nel prosieguo della discussione, nasce da quello che fonti parlamentari definiscono un «naturale allineamento tecnico» con il dlgs 231/2001 in materia di autoriciclaggio.
Dopo aver trovato un faticoso accordo, con l'emendamento Boschi della scorsa settimana, sulla formulazione della nuova fattispecie di "autoripulitura" del nero – norma che serve di tutta evidenza a stanare gli evasori, per la criminalità organizzata basta il «riciclaggio» – ieri il subemendamento a firma Luca Pastorino (Pd) in due righe ha spostato la partita su un convitato rimasto finora ai margini della questione–rientro: il mondo delle imprese.
L'intervento normativo è lievissimo (l'aggiunta del nuovo 648–ter1 del Codice penale all'articolo 25–octies della 231/2001) ma l'effetto è domino. Se un amministratore ha costituito fondi all'estero – mediante i conosciuti sistemi delle sovrafatturazioni o delle fatturazioni per operazioni inesistenti – ne risponderà ovviamente in proprio, ma gli effetti si ripercuoteranno anche sulla società, sempre che non si riesca a dimostrare l'adozione di modelli organizzativi adeguati di prevenzione. Effetti pesanti: multe fino ai massimi edittali (1.000 quote, potenzialmente fino 1,5 milioni di euro) e rischio di misure interdittive contro l'operatività della società stessa.
L'estensione della 231 all'autoriciclaggio, fortemente caldeggiata dal ministero della Giustizia, resta comunque – dal punto di vista tecnico – una norma di chiusura del contrasto all'inquinamento del mercato, andando a completare la disciplina (e a condividere le sanzioni) dell'articolo 25–octies del dlgs 231/2001.
Autoriciclaggio che comunque, anche solo per rimanere alle dichiarazioni rese ieri dal ministro Pier Carlo Padoan a margine dei lavori autunnali del Fondo monetario internazionale a Washington, «rappresenta un passo importante verso la regolarizzazione degli scambi internazionali e le migliori pratiche», una norma che «porterà un contributo tangibile al Paese». «Ci aspettiamo – ha aggiunto il ministro – l'arrivo di risorse aggiuntive grazie a uno strumento fondamentale per il contrasto dell'evasione».
Da oggi inizia però il vero percorso a ostacoli per la legge sul rientro dei capitali, con il debutto nell'Aula di Montecitorio. L'obiettivo del Governo è esaurire il dibattito assembleare in due puntate – la seconda martedì prossimo – e di arrivare velocemente a un testo condiviso, o comunque a un testo «efficace» e deliberato in prima lettura dalla Camera. Quello che, eventualmente, succederà dopo non è facilmente prevedibile.
Resta chiaro che il Governo vuole – e ne ha fortemente bisogno – un'operatività della legge entro l'anno. Questa volta sulla operazione di rientro del "nero" sono puntati anche gli occhi dell'Europa e degli investitori istituzionali.
Fonte: Il sole 24 ore autore Alessandro Galimberti

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