Nuovi minimi, professionisti penalizzati

Finiscono sotto accusa la soglia di reddito troppo bassa e l'indice di redditività troppo elevato
Il regime forfettario al 15% per le partite Iva va cambiato. Ad aprire un nuovo fronte sul disegno di legge di stabilità è il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti, che ieri ha elencato i difetti del pacchetto messo a punto dal Governo per regolare dal 1° gennaio 2015 la tassazione agevolata di autonomi, professionisti e mini-imprese. Secondo Zanetti, la misura è nel complesso positiva, ma differenziare le soglie massime di ricavi e compensi è «una ingerenza indebita e pure inopportuna».
In gioco c'è il livello massimo di fatturato che consente di entrare (e restare) nel regime: oggi la disciplina dei minimi fissa l'asticella a 30mila euro per tutti. Con il regime forfettario, invece, si andrà dai 15mila euro per i professionisti ai 40mila per i commercianti all'ingrosso e al dettaglio, come stabilito dalla bozza di allegato al Ddl di stabilità 2015 (si veda il grafico in pagina). Rileva ancora Zanetti: alcune categorie come artigiani e commercianti hanno dei vantaggi, «mentre professionisti e intermediari di commercio ci perdono in modo incredibile, vedendosi dimezzare la soglia di fatturato e triplicare l'aliquota fiscale a fronte di zero vantaggi previdenziali».
Le reazioni delle categorie rispecchiano abbastanza fedelmente questo quadro. Per Marina Calderone, numero uno dei consulenti del lavoro e presidente del Comitato unitario delle professioni, «la soglia dei compensi per i professionisti è troppo bassa, se si considera che equivale, su base mensile, ad appena 1.250 euro. Sarebbe più ragionevole un limite a 30mila euro». Un altro punto critico, per Marina Calderone, è il coefficiente di redditività, cioè il numero che serve a definire l'imponibile su cui calcolare l'imposta: «Il 78% è troppo elevato – aggiunge –. Chi ha ricavi poco superiori a 15mila euro ha necessità di spesa certamente superiori rispetto alla forfettizzazione che si propone, basta pensare ai costi legati alle esigenze di trasporto o all'affitto della sede dello studio».
Secondo Andrea Trevisani, direttore politiche fiscali di Confartigianato, «le soglie differenziate di ricavi sono indispensabili, quando si applica un'imposta forfettaria, per garantire a tutte le categorie le stesse condizioni di accesso al regime agevolato. Un commerciante e un professionista non hanno lo stesso margine di utili».
In realtà, quello delle soglie d'accesso non è l'unico elemento da valutare. Vincenzo De Luca, responsabile fiscale di Confcommercio, valuta positivamente l'abolizione dei limiti temporali al regime agevolato e del tetto dei 35 anni di età. Tra i principali passi avanti per la categoria, poi, sottolinea «l'eliminazione del minimale contributivo».
Per Claudio Carpentieri, responsabile delle politiche fiscali di Cna, il nuovo regime «è un deciso passo avanti verso la semplificazione. Certo, le soglie di ricavi potrebbero forse essere innalzate a una forbice tra 25mila e 55mila euro. E servirebbe un occhio di riguardo per chi inizia l'attività: magari per i primi anni si potrebbe pensare a un'imposta forfettaria più bassa, ad esempio al 7 per cento». In effetti, il momento di start-up di una nuova attività economica è quello in cui in genere si guadagna meno e si spende di più, e qui l'impossibilità di dedurre le spese in via analitica – oggi prevista per i minimi – potrebbe rivelarsi particolarmente penalizzante, nonostante l'ulteriore riduzione di 1/3 riservata alle attività avviate da meno di tre anni.
Per confrontare l'attuale regime di tassazione al 5% e l'ipotesi di regime forfettario per il 2015, si può fare riferimento agli esempi in pagina. Un architetto di 28 anni, con 10.500 euro di compensi annui, quest'anno pagherà 1.120 euro. Con le nuove regole, invece, vedrebbe salire il conto a poco più di 1.460 euro. Frutto dell'applicazione della nuova aliquota al 15% sull'imponibile calcolato applicando il coefficiente di redditività del 78% (con lo sconto di 1/3) e poi sottraendo i contributi previdenziali versati. In questo caso, la soluzione è semplice: l'architetto che ha aperto la partita Iva nel 2014 potrà restare nei minimi al 5% fino alla naturale scadenza, cioè finché non compirà 35 anni. Ma è evidente che resta il nodo delle regole ordinarie, riservate a tutte le nuove partite Iva.
Fonte: Il sole 24 ore autori Cristiano Dell'Oste Valentina Melis

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