Prelievi, il fisco chiude liti e controlli

Stop alle presunzioni per le operazioni sui conti correnti che sono realizzate dai professionisti
Niente presunzione legale a favore del Fisco nei confronti del professionista che non sia in grado di fornire indicazioni sui prelievi dai propri conti correnti. E gli uffici territoriali dell'agenzia delle Entrate hanno iniziato ad adeguarsi alla sentenza 228/2014 della Corte costituzionale depositata il 6 ottobre scorso. Uno dei primi provvedimenti di sgravio, a seguito della specifica richiesta di un contribuente interessato, è stato emesso dall'ufficio dell'agenzia delle Entrate di Pescara nei giorni scorsi (si veda l'articolo qui sotto). Ma altri ne seguiranno perché ieri, intervenendo a un seminario sul tema «Verso un nuovo fisco. Dal conflitto alla costruzione del consenso» organizzato dalla scuola di Economia management e statistica dell'università di Bologna, la direttrice dell'agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha anticipato che stanno per partire «precise direttive in tal senso agli uffici. Del resto se lo dice la Corte costituzionale non possiamo che adeguarci». Peraltro, ha precisato Orlandi, questo delle presunzioni sui prelevanti di autonomi e professionisti – previste dalla legge 311/2004 che ha modificato la normativa sulle indagini finanziarie estendendo anche ai titolari di reddito di lavoro autonomo le presunzioni sui prelevamenti in caso di mancata indicazione del beneficiario – sarà un capitolo delle corpose istruzioni sul contenzioso. Ed entro fine anno – ha anticipato ancora Orlandi – «arriverà una nuova circolare sulle modalità di realizzazione delle indagini finanziarie».
«Reprimere le frodi - ha detto la Orlandi - è la nostra missione principale ma non possiamo trattare i contribuenti come fossero tutti delinquenti, così come non possiamo disapplicare le norme che il Parlamento ci chiede di applicare». L'obiettivo del Fisco diventa allora quello di dialogare con il cittadino e il 730 precompilato rappresenta il primo passo di questa strategia: «In tre anni attueremo un principio di civiltà per cui manderemo a casa dei contribuenti 46 milioni di dichiarazioni precompilate. Il contribuente che accetta la dichiarazione e versa il dovuto non potrà più subire alcun controllo e nessuna altra richiesta gli verrà dal Fisco se non quella di versare il dovuto». Naturalmente sarà possibile integrare la dichiarazione ma a quel punto i controlli del fisco torneranno potenzialmente in campo. Del resto anche un recente ricerca dell'università Bocconi di Milano ha dimostrato che se il fisco usa le informazioni che ha nel 70% dei casi il cittadino modifica il suo comportamento.
Tornando alle presunzioni, ora l'Agenzia chiede agli uffici di modulare gli accertamenti verificando caso per caso la natura dei prelievi in quanto se la presunzione di maggiori ricavi poteva trovare giustificazione per i redditi di impresa, per i professionisti era fuori luogo dato che, all'eventuale acquisto di un bene non fatturato, non conseguiva una prestazione in evasione di imposta, mancando una correlazione tra costi e compensi (come sosteneva il Tar Lazio e come la Consulta ha nei giorni scorsi riconosciuto). Di fatto, la presunzione nei confronti dei professionisti è lesiva del principio di ragionevolezza e capacità contributiva ed è arbitrario ipotizzare che i prelievi ingiustificati da parte di un lavoratore autonomo siano destinati a investimenti nell'attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di un reddito. Tutte cose che ora, appunto, gli uffici devono dimostrare e non presumere.
Fonte: Il sole 24 ore autore Giorgio Costa

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