Visto, Caf e professionisti responsabili

In caso di errore l'intermediario sarà chiamato a pagare imposta, sanzioni e interessi
Parte tra le polemiche la prima attuazione delle semplificazioni previste dalla delega fiscale. Infatti, la tanto attesa rimodulazione dell'articolo 6 sulla responsabilità dei professionisti - offuscata negli ultimi giorni dal dibattito sul 730 precompilato che decolla «in via sperimentale» - non c'è stata.
Per cui - stando alla versione del testo varato ieri l'altro dal Consiglio dei ministri che ha recepito molto parzialmente le osservazioni proposte, da ultimo, dalla commissione Finanze del Senato - i Caf e i professionisti abilitati ad apporre il visto di conformità rispondono a titolo di responsabilità per l'errato controllo dei dati documentali e sono tenuti nei confronti dello Stato (o del diverso ente impositore) al pagamento di un importo corrispondente al pagamento dell'imposta, degli interessi e della sanzione nella misura del 30 per cento. Questa responsabilità non scatta se l'infedeltà del visto è determinata da dolo o colpa grave del contribuente; una "consolazione" da poco, in quanto si tratta di una situazione non semplice da dimostrare. «Siamo e saremo sempre a favore delle semplificazioni e per tanta parte questo provvedimento va nella direzione giusta - spiega il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili Gerardo Longobardi - ma resta l'incredulità per come si è, per ora, conclusa la vicenda sulla responsabilità degli intermediari. La norma così come è scritta è palesemente incostituzionale e confidiamo che ci saranno interventi correttivi che rimettano le cose a posto nel senso del rispetto di uno dei principi cardine della Costituzione, vale a dire quello della capacità contributiva, in base al quale chi produce reddito paga le tasse». Perché, spiega Longobardi, delle due l'una: o il professionista "sostituisce" il contribuente, e allora si viola la capacità contributiva; oppure, se siamo al risarcimento civile, si viola il principio per cui lo Stato non può rinunciare a un tributo. Per non dire della questione assicurativa: le compagnie, infatti, coprono la sanzione ma non certo il tributo, e a quel punto il professionista (o il Caf) rischia davvero in proprio.
Così come il Dlgs redatto dal Governo ha mantenuto l'impianto originario e ha deciso di non aprire a categorie diverse da quelle indicate all'articolo 3, comma 3, lettere a) e b) del Dpr 322/1998 per quel che riguarda i professionisti di cui possono avvalersi i Caf. Di fatto escludendo, tra gli altri, i tributaristi e geometri fiscalisti.
Ovviamente confermato, invece, il 730 precompilato, vero punto di forza di un Fisco che vuole cambiare strategia proponendosi non come controllore di una dichiarazione dei redditi ma come creatore della medesima. E proprio ieri sul sito del Governo è apparsa una simulazione di quello che sarà il 730 precompilato - un vero e proprio mini sito ("Benvenuto Mario Rossi", recita la home page simulata ove vi sarà il nome e il cognome del contribuente) - che gli italiani inizieranno a ricevere il 15 aprile del prossimo anno. Si tratta di circa 20 milioni di dichiarazioni che conterranno, dal 2015, anche gli interessi passivi sui mutui (per circa 3,2 milioni di cittadini), i premi per le assicurazioni vita (4,2 milioni) e i contributi provvidenziali (600mila cittadini); e dal 2016 vi saranno anche le spese sanitarie (11,5 milioni di contribuenti). Di fatto, secondo le stime del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, il prossimo anno il 71,7% delle dichiarazioni sarà da integrare e l'anno successivo poco meno della metà.
Fonte: Il sole 24 ore autore Giorgio Costa

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