Il forfait sconta i contributi ma le pensioni saranno più magre

Con la circolare 29/15 di martedì scorso l’Inps ha precisato che i lavoratori autonomi i quali intendono fruire del regime agevolato introdotto dalla legge di stabilità per il 2015 possono versare la contribuzione dovuta alle gestioni artigiani e commercianti in percentuale rispetto al reddito forfetario, come definito dall’agenzia delle Entrate, senza l’applicazione del livello e contribuzione minimi previsti dalla legge 233/90 .
La notizia è di aiuto per le categorie interessate, le quali però dovranno fare i conti con una pensione ancor più magra e lontana nel futuro. Infatti è noto che la contribuzione dei lavoratori autonomi non è particolarmente elevata se calcolata con riferimento al minimale.
Inoltre, i lavoratori con anzianità pari o superiore a 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 diminuiscono ogni anno a causa dell’accesso al pensionamento, ancorché il decreto Salva Italia del 2011 abbia procrastinato l’attività lavorativa di alcuni anni.
Ne deriva che le future pensioni – calcolate con il sistema misto - avranno un’incidenza maggiore della quota contributiva (rispetto a quelle retributive) per effetto della trasformazione del montante contributivo in rendita pensionistica tramite l’applicazione dei coefficienti di trasformazione legati all’età dal lavoratore al momento del pensionamento e che risente inevitabilmente dei versamenti effettuati durante l’intera vita lavorativa dell’assicurato.
A ciò deve aggiungersi che il pagamento di contributi inferiori rispetto a quelli calcolati sul reddito minimale determinerà inevitabilmente una contrazione dei mesi accreditati con un prolungamento degli anni necessari a raggiungere il diritto per poter accedere alla pensione. Ne deriva che l’accesso al pensionamento rischia di avvenire solo per vecchiaia (dal 2021 l’età anagrafica non potrà essere inferiore a 67 anni, prescindendo dagli adeguamenti legati alla speranza di vita), considerato che le elevate anzianità contributive richieste tempo per tempo per il pensionamento anticipato rischiano di risultare successive alla data prevista per il pensionamento di vecchiaia proprio a causa del riproporzionamento dei mesi accreditati.
Un esempio aiuta a capire meglio il passaggio. Un artigiano, che versa la contribuzione minima, è chiamato a pagare la somma di 3.529,06 euro (3.521,62 finalizzati alla pensione e 7,44 per maternità). Se un artigiano “nei minimi” decidesse di pagare sul reddito denunciato all’agenzia delle Entrate una contribuzione pari a 1.768,25 euro (1.760,81 per la pensione e 7,44 per maternità) si vedrebbe accreditare solo sei mesi a fronte di un’attività lavorativa durata un anno. È evidente che la minor contribuzione pagata oggi si ripercuoterà negativamente sulle prestazioni future.
Le agevolazioni incontrano dei limiti. I soggetti titolari di trattamento pensionistico presso le gestioni Inps e con più di 65 anni non potranno fruire contestualmente delle riduzione contributiva del 50% prevista dalla normativa vigente. Pertanto un’agevolazione (quella dei minimi) è alternativa con la riduzione percentuale. 
inoltre è esclusa, per i collaboratori familiari di età inferiore a 21 anni che prestano attività nell’ambito di imprese che aderiscono al regime agevolato, l’applicazione delle riduzione contributiva di tre punti percentuali. Attualmente tali lavoratori versano il 19,65% in luogo dell’aliquota ordinaria del 22,65 per cento.
Fonte: Il sole 24 ore autore Fabio Venanzi

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