La nota integrativa «Xbrl» disorienta gli studi

La nota integrativa nel nuovo formato Xbrl rischia di ingolfare l’attività degli studi. Vediamo perché.
Da quest’anno la nota integrativa cambia formato e diventa Xbrl. L’idea è venuta per uniformarla allo Stato patrimoniale e al Conto economico che da tempo sono fatti in questo formato. La nuova procedura deve essere applicata ai bilanci depositati presso le Camere di commercio dal 3 marzo.
Questa novità è contenuta nel Dpcm 10 dicembre 2008 e diventa operativa a seguito del Comunicato del ministero dello Sviluppo economico pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 294 del 19 dicembre 2014.
Sulla carta sembra una decisione ragionevole, all’atto pratico però sta creando notevoli difficoltà. 
La nota integrativa, ricordiamo, è un documento che arricchisce con dettagli scritti le informazioni del bilancio, completando i dati contabili e spiegando il perché di determinati comportamenti. Quindi è composta non solo da numeri (come invece accade per Conto economico e Stato patrimoniale), ma anche e soprattutto da commenti scritti e tabelle esplicative, che non sono ”standardizzabili” perché legati alle singole situazioni. Una necessità che è sfuggita a chi ha imposto un formato standard e rigido a un documento che, per sua stessa natura è flessibile
Le principali case di software hanno appena rilasciato i nuovi programmi, che sono ancora da perfezionare proprio perché si tratta di software complessi che interagiscono con programmi rigidi.
Il risultato: la nota integrativa rischia di impoverirsi perché le informazioni che riesce ad esporre - data la rigidità del documento - potrebbero essere meno. 
L’estrema schematizzazione, in pratica, fa a pugni con le singole realtà aziendali
Per fare un esempio, i movimenti delle immobilizzazioni devono essere rappresentati in modo standardizzato quando, nella realtà dei fatti, non lo sono. 
C’è poi l’iter di formazione di questo documento “parlante” che viene complicato dal nuovo formato. Normalmente la nota integrativa circola, tra professionista e cliente o tra azienda e revisori per essere arricchita e corretta. Passaggio che si allunga e si complica perché le correzioni e le eventuali integrazioni non possono più essere fatte in tempo reale come accaduto fino ad ora.
Il problema sta emergendo in questi giorni negli studi che seguono le grandi aziende, chi invece ha come clienti Pmi ha una tempistica un po’ ritardata nella formazione dei bilanci e si troverà a dover affrontare questa complicazione subito dopo Pasqua. 
Anche tra i revisori stanno montando le perplessità: oggi si trovano a dover rilasciare una relazione su dei bilanci che potrebbero essere diversi (nella nota integrativa) rispetto a quelli che hanno visto.
Dal punto di vista formale ciò è sicuramente vero, perché le note integrative di oggi - data la mancanza del software e la rigidità del sistema - spesso vengono fatte ancora in word o in excel; e poi saranno trasformate (non è chiaro con quali risultati) in Xbrl entro il termine ultimo per il deposito (fine maggio).
I nuovi software, quando saranno pronti potrebbero modificare i contenuti della nota integrativa da loro verificata. 
Come ciliegina sulla torta, il nuovo formato Xbrl - obbligo prettamente formale che rischia di richiedere molto più tempo del solito - si sovrappone, alle difficoltà nel verificare la coerenza del bilancio con i nuovi principi contabili, che vanno applicati per la prima volta quest’anno. 
La via d’uscita: prevedere un periodo di transizione in cui il vecchio e il nuovo sistema possano coesistere e, magari, confrontarsi con i professionisti contabili per superare le criticità che si stanno manifestando in questi giorni.
Fonte: il sole 24 ore autore Federica Micardi

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