Tasi, l’inquilino evita la dichiarazione

Per l’obbligo in scadenza al 30 giugno stesse regole e modelli dell’Imu
Il ministero dell’Economia non preparerà un modello ad hoc per la dichiarazione Tasi, anche perché gli inquilini, che rappresentano la differenza principale rispetto alla platea interessata dall’Imu, non sono quasi mai soggetti all’obbligo dichiarativo: per loro vale infatti il principio già espresso nel decreto ministeriale del 30 ottobre 2012, quello che ha approvato la dichiarazione Imu, in virtù del quale la dichiarazione non è dovuta per i contratti registrati a partire dal 1° luglio 2010.
I chiarimenti arrivano dal dipartimento Finanze che, avvicinandosi la scadenza per le dichiarazioni Tasi fissata al 30 giugno, fissa nella circolare 2/DF/2015 le regole relative a un tema sul quale si era acceso il dibattito fra ministero e Comuni. La soluzione individuata dal ministero farà piacere ai contribuenti e meno agli amministratori locali, e si può riassumere così: per la dichiarazione Tasi valgono le regole e il modello dell’Imu (quindi non va presentata se a suo tempo è già stata fatta la dichiarazione Imu e non ci sono state variazioni al 31 dicembre 2014), e i pochi locatari che sono tenuti alla presentazione della dichiarazione potranno utilizzare il campo «annotazioni» per specificare la loro condizione. Viene respinta, quindi, l’idea di utilizzare i tanti modelli che i Comuni hanno predisposto in assenza dell’intervento ministeriale per facilitare i controlli sul versamento del tributo, e che avrebbero imposto ai contribuenti un complicato slalom fra dichiarazioni diverse a seconda dell’ente in cui è collocato l’immobile.
Sul punto il ministero era già intervenuto, ma non in modo deciso come nella circolare diffusa ieri. Nella risoluzione 3/DF del 25 marzo, in particolare, le Finanze avevano scritto che «il modello deve essere unico e valido su tutto il territorio nazionale», perché nelle norme non si legge della «facoltà per i Comuni di predisporre modelli autonomi»; su queste basi era stato precisato che «il modello di dichiarazione deve essere approvato con decreto del ministro dell’Economia», ma in chiusura il documento ministeriale ricordava che, rispondendo a un paio di quesiti su alloggi sociali e immobili dei militari, era stato detto che «la dichiarazione Imu vale anche ai fini Tasi». Tanto non era bastato, com’è abbastanza inevitabile, a fermare il “federalismo dei modelli”, al punto che nel tentativo di mettere ordine era entrata in campo anche l’Anutel (l’associazione degli uffici tributari degli enti locali) proponendo un modello-tipo per i Comuni. La circolare ministeriale mette invece un punto fermo, nel nome di una «semplificazione» motivata anche con il fatto che «la preannunciata riforma della tassazione immobiliare locale» con cui Imu e Tasi dovrebbero tornare sotto lo stesso tetto fa superare «la necessità di emanare un nuovo modello di dichiarazione».
A parte la singolarità del richiamo a una riforma futura per sostenere una prassi attuale, le notizie per i contribuenti sono importanti. L’obbligo dichiarativo Tasi è identico a quello dell’Imu, e trascurerà quasi tutti i locatari: anche per i contratti registrati prima del 1° luglio 2010, infatti, i dati catastali che permettono di evitare la dichiarazione possono essere stati comunicati al momento della cessione, risoluzione o proroga, e soprattutto quest’ultimo caso deve aver riguardato i vecchi contratti alla scadenza dei quattro anni. I Comuni, dal canto loro, torneranno a lamentare le difficoltà operative, respinte dal ministero anche sulla base del presupposto che l’identità fra modello Imu e Tasi è già prevista per gli enti non commerciali (Dm del 26 giugno 2014). In quel caso, però, anche le esenzioni sono identiche per i due tributi.
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Fonte: Il sole 24 ore autore Gianni Trovati

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